venerdì 9 maggio 2014

L'ISTRUZIONE DELLE DONNE E' OSTEGGIATA IN MODO SPIETATO

NIGERIA - Vendute come schiave 233 liceali rapite
Con un video di 57 minuti i ribelli integralisti hanno rivendicato il rapimento, avvenuto il 14 aprile, di 223 ragazze liceali.
"Le donne non devono studiare", ha detto il leader del gruppo estremista
Le studentesse saranno trattate come "schiave", "vendute" o "sposate a forza", quanto aggiunge nel suo messaggio di rivendicazione.



Il 14 aprile dalla scuola di Chibok, nello Stato di Borno, dove si trovavano erano state rapite 276 studentesse. Di queste, 53 erano riuscite a fuggire dai loro sequestratori, mentre le altre 223 sono ancora tenute in ostaggio.
Secondo alcune fonti, le studentesse rapite potrebbero essere state trasferite in Ciad o Camerun dove sarebbero state vendute per 12 dollari ciascuna.
Intanto sul web è partita una gara di solidarietà, nell'auspicio di esercitare una pressione virale sulle autorità nigeriane per provare a recuperare le ragazze rapite. Le campagne hanno avuto il via su Facebook, su Change.org e su Twitter. L'hashtag è "Bring Back Our Girls" (Portate indietro le nostre ragazze).

QUELLE RAGAZZE NOSTRE SORELLE
Blessing Abana, Deborah Abari, Deborah Abbas, Hadwa Abdu... Sono i primi nomi di una lista che corre fino a quasi 300: sono i nomi delle ragazze rapite, tra il 14 e il 15 aprile, nel dormitorio di una scuola in Nigeria. Rapite da uomini armati di kalashnikov, torce e una fede fanatica. Le hanno caricate sui camion in mezzo al bestiame razziato nei campi e portate nella foresta di Sambisa, dove sono ancora prigioniere.
Il sogno di un diploma per diventare un giorno avvocate, insegnanti, chirurghe fa dunque paura ai terroristi. Nel video in cui rivendica il sequestro, il leader del gruppo Boko Haram dice ridendo: le ragazze sono fatte per diventare mogli — a 12 anni, anche a 9 — non per studiare, adesso troveranno un marito o saranno vendute al mercato. Boko Haram, una sigla che significa «l’educazione occidentale è peccato», combatte e minaccia la popolazione da anni con l’obiettivo di creare nel Nord un’area integralista islamica. Ma questa non è una storia di musulmani contro cristiani. L’elenco di quei nomi, pubblicato dalla Christian Association of Nigeria, dimostra che le ragazze sono cristiane e musulmane. È una storia contro l’educazione, soprattutto contro l’educazione delle bambine. Una storia per il potere, che passa dal controllo delle donne. Come è successo in Pakistan con Malala, colpita da una raffica in faccia; come succede in Afghanistan dove in alcune zone le studentesse vengono punite con l’acido.
In Nigeria i rapimenti non sono cominciati e non sono finiti il 14 aprile. A lungo il presidente Goodluck Jonathan ha cercato di minimizzare, ha sospettato le famiglie di tramare contro il futuro di una nazione che — prima economia continentale — ospita oggi orgogliosa il World Economic Forum on Africa. Ma, incredibilmente, qualcosa di intangibile ha rotto il silenzio del colosso: un hashtag, ‪#‎BringBackOurGirls‬ , ha cominciato a contagiare la Rete. Ora, se fate una ricerca, troverete le foto delle donne in rosso che manifestano da Abuja a Manhattan, la denuncia di Wole Soyinka, le parole di Hillary Clinton, Sean Penn, Desmond Tutu. Troverete petizioni da firmare, scritte che colorano i muri delle città e messaggi tracciati su una scatola di fiammiferi. «Riportate a casa le nostre ragazze». Un’onda virtuale che ha mosso i governi: prima gli Stati Uniti, poi la Gran Bretagna e la Francia. Forse la foresta di Sambisa non resterà inaccessibile a lungo, come è stata per quei padri che — inseguendo i camion, a mani nude — hanno cercato di riprendersi le figlie e sono stati respinti dagli Ak-47 degli integralisti.
A noi resta una domanda alla quale vorremmo rispondere non solo con le squadre speciali e l’intelligence . Che possiamo fare perché qualcosa cambi? Una risposta l’hanno data Nicholas Kristof sul New York Times e la giovane Malala. Vogliono fermare l’istruzione per le ragazze? E noi mandiamole a scuola: tutte, a lungo, libere, sempre di più, anche in Occidente. Perché un libro nelle mani di una bambina che sa quello che vuole è più potente di cento droni contro il terrorismo.
@bastefanelli
Il Corriere della Sera

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