In Italia ci sono 3500 docenti malati di malattie invalidanti, docenti inidonei all'insegnamento. Il nuovo decreto della vergogna dal Miur
Articolo di Marina Boscaino
C'era la volta la scuola luogo educativo, culturale, di crescita ed
emancipazione. La scuola in cui erano previsti spazi, tempi, modalità di
relazione e di condivisione, fuori dalla classe. La scuola che si attrezzava per
essere campo di confronto, di stimolo, di ricerca, di pluralismo. La scuola dei
diritti tutelati: il diritto all'apprendimento dei ragazzi, il più sacrosanto; e
quello al lavoro dei docenti.
Con le nostre risorse, anche quando i tagli agli organici sono diventati
una certezza e la scuola ha imparato a fare i conti con alcuni eufemismi -
"razionalizzazione e semplificazione", prima di tutto, etichette vincenti che
hanno ammantato di "modernità" l'operazione di riduzione brutale che la scuola
dello Stato ha subito negli ultimi anni - abbiamo sempre badato a garantire
l'attività di strutture interne alla scuola, come le biblioteche e i laboratori,
che sono stati in molti casi presidi di cultura, democrazia e cittadinanza non
solo per gli istituti, ma anche per i territori.
Fino ad oggi a gestire le biblioteche nelle scuole, a fornire servizio di
documentazione-organizzazione dei laboratori, a sostenere con il proprio impegno
le attività relative al funzionamento degli organi collegiali e del progetto di
istituto, sono stati i docenti inidonei. Chi sono?
Si tratta di 3500 docenti malati di malattie invalidanti, che pertanto non
possono più svolgere la tradizionale attività didattica in classe. Un ministro
che già quando era in carica ha dimostrato la sua assoluta inanità ha firmato
ieri il decreto per il transito definitivo e obbligatorio di questi lavoratori
nei ruoli di Ata (personale Ausiliario, Tecnico e Amministrativo). Con
l'ennesimo atto autoritativo il Miur ha cambiato il profilo professionale di
docenti che hanno l'unica colpa di essersi ammalati. Con una serie di effetti
aberranti, che danno il senso dell'esatta portata del rispetto che coloro che ci
hanno governato finora hanno nei confronti di quei diritti di cui si diceva e
della tanto evocata centralità degli studenti: si mortificano professionisti
competenti, subordinandoli alla logica e al ruolo di tappabuchi,
indipendentemente dalle loro competenze professionali.
Se è vero che un docente è in grado di organizzare e gestire una biblioteca
e di guidare i ragazzi nell'attività di ricerca, è altrettanto vero che non è di
norma in possesso di competenze per svolgere lavoro di segreteria. Al tempo
stesso si minimizza e si banalizza lo stesso importantissimo lavoro di
segreteria degli istituti, per il quale occorrono precise competenze, inserendo
personale inadeguato e privo di requisiti; senza dimenticare che il personale
Ata è stato - come i docenti - tagliato drasticamente con la legge 133/08.
L'immissione obbligata degli inidonei nei ruoli Ata (su domanda, fino al 2011)
comporterà una perdita complessiva di 3.565 posti, che annualmente vengono
occupati da precari ATA ed un risparmio complessivo di 26.288,21 euro annui per
ciascun docente assegnato nei ruoli del personale amministrativo e tecnico a
partire dall'anno 2012/13: ulteriore tragica precarizzazione della precarietà,
oltre a quanto già sottolineato.
Contemporaneamente, si privano studenti e istituto di un contributo spesso
rilevantissimo, speso a volte anche - come accade, per esempio, nella mia scuola
- in interventi specialistici di alto livello, di cui gli studenti possono
avvalersi. Ecco la scuola Gelmini-Profumo: quella di un tanto al chilo, quella
dove attività di approfondimento e integrazione della didattica in classe
vengono considerate un "in più", un lusso da evitare. Quella dove gli individui
sono esclusivamente partite stipendiali, che vanno razionalizzate e tesaurizzate
costi quel che costi, senza badare a competenze, diritti, esigenze individuali e
collettive.
Il gioco delle 3 carte, il tentativo di sanare l'intollerabile "spreco"
costituito dal fatto che le scuole potessero avvalersi di competenti figure di
supporto fu proposto dalla Finanziaria 2003 (eravamo in epoca Moratti, "gli
inidonei passano nei ruoli Ata o sono licenziati entro 5 anni) e raccolto
definitivamente dagli esimi professori dell'ultimo governo nella "spending
review" (Dl 95/12), che ha affondato definitivamente il colpo sugli inidonei,
portando al decreto firmato ieri da Profumo (in preda ad un inopportuno e
vergognoso iperattivismo da fine-mandato, così contraddittorio rispetto
all'inerzia da "demagogia 2.0" della sua gestione), ma che ancora - per essere
esecutivo - deve essere controfirmato dai ministri dell'Economia e della
Funzione Pubblica.
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