Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca. La citazione di questo proverbio arabo ricorre oltre 175 mila volte sul web italiano. Ciò purtroppo non basta a fare dell'Italia un Paese "di" e "per" lettori. Secondo l'Istat, meno di un italiano su due (sopra i sei anni) dichiara di aver letto, per motivi non strettamente scolastici e/o professionali, almeno un libro nei 12 mesi precedenti. La propensione nazionale alla lettura è notoriamente più bassa della media europea e tutto si può dire tranne che gli ultimi governi e Parlamenti si siano impegnati per recuperare un distacco che non penalizza soltanto l'editoria nazionale e il suo indotto, ma l'intero Paese. Perché i libri, di carta o digitali, sono una risorsa decisiva in quel grande giacimento della cultura nazionale cui Il Sole 24 Ore ha dedicato gli Stati generali dello scorso novembre.
Dove l'abitudine alla lettura è
più bassa, infatti, in molti casi è più basso il reddito, peggiore la qualità
della vita, la coesione sociale, più ridotte la capacità di innovazione e la
propensione alla
crescita, più gravi l'illegalità
e le discriminazioni. Così alla vigilia delle elezioni, l'Associazione Forum del
libro ha deciso di scrivere (e di presentare a Roma, domani alle 11 in via dei
Prefetti 22) una "lettera aperta ai candidati al nuovo Parlamento". Un documento
in cinque punti «concreti e simbolici»: «Cinque cose da fare a costi limitati
che possono diventare la base di partenza per la stesura di una legge organica
sul libro e la lettura», come esiste già in molti Paesi europei.
Dell'Associazione, presieduta da
Giovanni Solimine, docente universitario, fanno parte editori come Giuseppe
Laterza e Antonio Sellerio, ma anche librai, bibliotecari, insegnanti, dirigenti
scolastici.
Al primo punto della
lettera è la scuola: si chiede che le biblioteche scolastiche siano riconosciute
come parte qualificante del processo formativo e siano presenti in tutte le
scuole, sotto la gestione di un bibliotecario scolastico.
Nella seconda proposta, che
riguarda le biblioteche pubbliche, si prevede la modifica del decreto sulla
spending review, che attualmente esclude i servizi culturali dal novero delle
funzioni fondamentali dei Comuni. Da rafforzare anche la rete bibliotecaria
nazionale attraverso specifici investimenti pubblici, statali e comunali. Al
terzo punto il riconoscimento delle librerie di qualità, sul modello francese,
con agevolazioni fiscali e priorità nella fornitura alle biblioteche. I libri di
carta non competono con quelli digitali, al contrario ne sono il complemento.
Per questo al quarto punto ("Leggere in rete") si chiede allo Stato di
assicurare un ecosistema digitale della lettura, e di riconoscere ai libri
elettronici anche dal punto di vista fiscale la natura di prodotti culturali. Al
quinto e ultimo punto si chiede infine di coordinare le politiche pubbliche
statali e locali in un "piano per la lettura" adeguatamente finanziato, che
preveda anche incentivi all'acquisto di libri almeno per determinate categorie
svantaggiate.
Intorno alla proposta
dell'associazione Forum si sono già raccolti centinaia di bibliotecari,
insegnati, librai, editori, ma anche scrittori e intellettuali e personalità
della vita pubblica italiana; da Andrea Camilleri a Paolo Fresu, da Tullio De
Mauro a Don Ciotti, da Carlo De Benedetti a Piergaetano Marchetti, da Alberto
Meomartini a Susanna Camusso, passando per Umberto Eco, Margherita Hack e Andrea
Carandini.
Da domani si potrà firmare il
documento anche online sul sito www.forumdellibro.org.
Quanto ai destinatari della
lettera aperta, i politici, l'impegno sui cinque punti è già stato sottoscritto
da 50 candidati appartenenti a diversi schieramenti. L'aspetto innovativo
dell'iniziativa, sottolineano i promotori, è di aver raccolto non il consenso di
categorie, ma quello di persone rappresentative dei più vari ambiti pubblici e
privati. Attorno a obiettivi concreti e "misurabili", sui quali i candidati
politici saranno chiamati a rendere conto anche ín assemblee
pubbliche.
Fabio Carducci
Il Sole 24 Ore
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