mercoledì 12 ottobre 2016

Malattie professionali, tutela della salute e previdenza - interrogazione parlamentare

Per iniziativa del dott. Vittorio Lodolo D'Oria è stata compilata una bozza d’interrogazione parlamentare -che troverete di seguito- per richiamare l'attenzione sui problemi della scuola e coinvolgere Parlamento e Governo.
(Aggiornamento 12.10.2016)


A tutti i lettori e agli insegnanti si chiede di CONDIVIDERE l’articolo sui social network, ADERIRE e FAR ADERIRE i colleghi docenti all'iniziativa con un “Mi piace” sulla pagina www.facebook.com/vittoriolodolo

Interrogazione parlamentare d’iniziativa dei deputati……………
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al M.I.U.R., al M. della Salute, al M. delle Economia e Finanze, al M. del Lavoro
premesso che
  1. La salute dei lavoratori è un bene prezioso da tutelare per legge (DL 81/08). La sua tutela compete al datore di lavoro e i costi per esercitarla gravano sul medesimo;
  2. La salute di un lavoratore è inversamente proporzionale all'età anagrafica così come all'anzianità di servizio che espone il lavoratore alle malattie professionali della categoria;
  3. Le riforme previdenziali operano direttamente su età anagrafica e anzianità di servizio incidendo inevitabilmente sulla salute del lavoratore;
  4. Nonostante le evidenze di cui sopra, le riforme previdenziali finora attuate non hanno mai preso in considerazione, inspiegabilmente, la variabile “salute”;
  5. Dal 1992 la categoria professionale degli insegnanti ha subito quattro riforme previdenziali “al buio” (cioè senza valutazione della variabile salute) che l’hanno proiettata dalle baby-pensioni ai 66 anni e 7 mesi per la quiescenza;
  6. La medesima categoria non ha mai visto riconosciute le proprie malattie professionali che, secondo gli studi attualmente disponibili in Italia, UK, Francia, Germania, Giappone e altri Paesi, sono prevalentemente di natura psichiatrica, a causa dell’alta usura psicofisica per l’esercizio della professione (helping profession);
  7. L’attività di prevenzione dello Stress Lavoro Correlato (SLC) prevista nel DL 81/08 non è stata finanziata con fondi ad hoc e dunque non è stato possibile informare i docenti circa i loro rischi, né formare i Dirigenti Scolastici circa le loro incombenze medico-legali (tutela della salute dei docenti e dell’utenza in primis);
  8. L’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze, pur disponendo da anni dei dati sulla inidoneità degli insegnanti, non li ha mai elaborati, né presentati ufficialmente impedendo di individuare e riconoscere le malattie professionali della categoria e di attuarne la prevenzione. Tale mancanza ha altresì favorito la diffusione dei ben noti stereotipi sugli insegnanti accrescendone il discredito di fronte all'Opinione Pubblica;
  9. L’attuale crescente frequenza di episodi di maltrattamento dei bambini nella scuola dell’infanzia da parte di maestre ultracinquantenni è solo la punta dell’iceberg di un disagio che consegue alle scellerate riforme previdenziali “al buio” di cui sopra;
  10. Gli studi scientifici disponibili (La Medicina del Lavoro N° 5/2004 e N° 3/2009) dimostrano che il disagio professionale dei docenti è parimenti diffuso in tutti i livelli d’insegnamento;
  11. Nonostante il punto di cui sopra, vengono attualmente proposti da più parti interventi “alla cieca” (ancora una volta senza una valutazione della variabile “salute”), “ingiustificati” (poiché non suffragati da dati ufficiali) e “discriminatori” (disuguali tra i diversi livelli d’insegnamento). Il Governo, ammettendo così implicitamente gli evidenti limiti dell’ultima riforma Fornero, propone infatti correttivi quali “Opzione donna” e “Ape”, mentre le Parti Sociali dal canto loro si muovono in ordine sparso proponendo prepensionamenti agevolati solo per alcune categorie professionali (ad es. per insegnanti scuola infanzia e primaria);
  12. Il prepensionamento di cui sopra, a eccezione delle categorie empiricamente selezionate (scuola dell’infanzia), verrebbe proposto dal Governo a fronte di una riduzione del 20% della pensione. L’esoso contributo ingiustamente preteso dal docente che volesse ritirarsi anzitempo non può essere posto a carico dello stesso per due ragioni: a) frutto di errore altrui; b) costo spettante al datore di lavoro in quanto volto a tutelare la salute del lavoratore;
  13. L’art. 28 del richiamato DL 81/08, totalmente disapplicato in quanto non finanziato con fondi ad hoc, prevede specificamente la tutela del lavoratore secondo genere ed età. Poiché le donne rappresentano l’82% del corpo docente, risulta particolarmente penalizzato e dunque discriminato il genere femminile che presenta peraltro un’età media di 50,2 anni: periodo in cui il rischio depressivo risulta quintuplicato rispetto all'età fertile.
  14. Lo spostamento degli Accertamenti Medici nei capoluoghi di Regione, così come l’accentramento nella sola Roma della Commissione di II Istanza per i ricorsi ai provvedimenti medici, rendono assolutamente impervio ed economicamente oneroso, per il lavoratore ammalato, l’esercizio dei propri diritti in materia di tutela della propria salute in virtù delle lunghe trasferte;
  15. Con apposita legge (art. 15 L 128/2013) è stata inopinatamente disposta l’integrazione della Commissione Medica di Verifica con un rappresentante del MIUR designato dall'USR, nonostante lo stesso: a) non possieda competenze mediche; b) non possa venire a conoscenza della diagnosi in quanto datore di lavoro; c) non abbia uno specifico mandato in seno al Collegio Medico;
chiedono di

  • Non operare più in futuro alcuna riforma previdenziale “al buio”, cioè senza prima aver valutato la salute della categoria professionale in esame nonché l’incidenza delle malattie professionali alla luce dell’età anagrafica e dell’anzianità di servizio del lavoratore;
  • Individuare e riconoscere ufficialmente le malattie professionali degli insegnanti processando ed elaborando i dati nazionali dei Collegi Medici di Verifica in possesso dell’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze. I suddetti dati (dati anagrafici, anzianità di servizio, diagnosi, provvedimenti…) dovranno essere comunicati alle Istituzioni interessate e presentati all'Opinione Pubblica con cadenza annuale anche ai sensi della normativa sulla trasparenza degli atti;
  • Apportare i debiti correttivi alle riforme previdenziali effettuate “al buio”, in base a reali indicatori di salute dei lavoratori, anziché cercare di tamponare la situazione con interventi parziali, divisivi e discriminatori (cioè non supportati da dati oggettivi e inequivocabili);
  • Non gravare i lavoratori con iniqui balzelli, a seguito di errori altrui, per restituire loro i diritti spettanti in materia di tutela della salute e previdenza;
  • Allocare fondi ad hoc per finanziare l’attività di prevenzione dello Stress Lavoro Correlato prevista dall’art. 28 del DL 81/08 e per formare i dirigenti scolastici in materia di tutela della salute dei lavoratori (come peraltro vanamente previsto dall'inapplicato DM 382/98);
  • Riconoscere subito come “discriminazione di genere” la mancata attuazione della prevenzione dello Stress Lavoro Correlato in ambiente scolastico, ove l’82% dei docenti sono donne, per poter così accedere ai fondi allocati per il comma 16 della L 107/2015;
  • Ripristinare gli accertamenti medici presso i Collegi Medici di Verifica provinciali anziché nei capoluoghi regionali e le Commissioni di II Istanza nelle quattro sedi precedenti (Milano, Roma, Napoli, Bari);
  • Revocare l’integrazione della CMV con un rappresentante del MIUR designato dall'USR, ovvero provvedere a nominare un medico in rappresentanza del MIUR che possieda le competenze sanitarie specifiche.

3 commenti:

  1. da OS
    Nel precedente articolo abbiamo stilato una corposa lista di problematiche riguardanti la salute del corpo docente, suggerendo a chi di dovere di interessarsene urgentemente.

    Alcuni deputati e senatori hanno mostrato interesse ed hanno proposto diverse soluzioni: chi la presentazione di un’interrogazione parlamentare, chi di una risoluzione, chi di una mozione. Tutti hanno però espresso la volontà di riprendere integralmente i punti suggeriti nel nostro documento, mentre altri ci hanno chiesto di predisporre anche l’introduzione, in modo che il dibattito in aula venisse presentato nei suoi giusti termini. Si presenta pertanto qui di seguito il testo introduttivo messo a punto, nella speranza che tutto questo lavoro abbia un seguito e non cada per l’ennesima volta nel vuoto. L’iniziativa si rende tanto più urgente a fronte dell’articolo del 10.11.16 sul Corriere della Sera, a firma di Danilo Taino, che merita una decisa e netta replica che avrà luogo nel prossimo numero di questa rubrica.

    Si ringraziano fin da ora i parlamentari che presteranno attenzione al grido della scuola e si invitano, come al solito, tutti gli insegnanti a esprimere il loro incoraggiamento all’iniziativa intrapresa CONDIVIDENDO l’articolo e mettendo un “Mi piace” alla pagina e al post che si trovano su www.facebook.com/vittoriolodolo

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  2. Introduzione alla mozione
    Onorevoli senatori! Quella che taluni si ostinano a chiamare “buona scuola” oggi non è affatto “sana”. Anzi sta male e chiede interventi urgenti. Non si può ulteriormente ignorare un problema che nasce da riforme previdenziali fatte al buio e oggi affiora con prepotenza nei maltrattamenti della piccola utenza ad opera di maestre con 30-40 anni di anzianità di servizio e un’età anagrafica che talvolta supera addirittura i 60 anni.
    A tutti noi è noto che la salute dei lavoratori è un bene prezioso, da salvaguardare nel tempo secondo il buon senso e la recente normativa. Per la categoria professionale degli insegnanti sono stati tuttavia dimenticati tanto il primo quanto la seconda, con pericolose ricadute sulla stessa utenza.
    Per assurdo nessuna delle quattro riforme previdenziali, operate dal 1992 a oggi, è stata preceduta da un controllo della salute della categoria, quando gli studi attualmente a disposizione ci rivelano che le inidoneità per motivi di salute dei nostri insegnanti presentano diagnosi psichiatriche nel 70-80% dei casi. I disturbi mentali hanno poi un’incidenza cinque volte superiore alle disfonie che sono paradossalmente riconosciute come causa di servizio. Preoccupante anche il dato che riguarda le patologie oncologiche (prevalentemente tumori al seno) che sembrano scaturire dalla ben nota sequenza depressione-immunodepressione-neoplasia.
    La situazione in Europa è più chiara: la Francia ha per prima lanciato l’allarme del rischio suicidario più alto negli insegnanti rispetto a tutte le altre categorie professionali (2005), poi è stato il turno del Regno Unito (2009), infine quello della Germania (2015). In Italia disponiamo di tutti gli elementi necessari per stabilire quali siano realmente le malattie professionali dei docenti, ma mai abbiamo effettuato simili ricerche ignorando (volutamente?) questi dati scomodi ma preziosi facendoli ammuffire negli scantinati dell’Ufficio III del Ministero Economie e Finanze.
    Insieme all’Opinione Pubblica preferiamo infatti nutrirci di stereotipi sui docenti (così noti da non doverli ripetere) ignorando che l’alta usura psicofisica del loro lavoro di relazione (ricompreso, non a caso, tra le cosiddette “helping profession”) è caratterizzato da una particolare tipologia di rapporto con l’utenza: continuativo, prolungato, asimmetrico, intergenerazionale, col docente che invecchia mentre gli alunni ringiovaniscono a ogni cambio di ciclo scolastico.
    Alle raccomandazioni UE del 2004 sulla tutela della salute sul posto di lavoro, abbiamo risposto col DL 81/08 che nella scuola è divenuto operativo nel 2011, ma solo a parole. Non sono stati infatti stanziati fondi ad hoc per la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato che, secondo la norma, deve essere contrastato anche in base a sesso ed età. Invece nulla di tutto ciò nonostante l’82% del corpo docente sia donna e l’età media superi i 50 anni con tutto ciò che questo comporta (in menopausa l’esposizione al rischio depressivo quintuplica). Neppure poi è servito avere gli ultimi tre ministri donna alla guida del MIUR per porre fine a quella che ha il sapore di una ennesima discriminazione al femminile sul posto di lavoro.
    Di fronte a tutto ciò il Parlamento non ha saputo né voluto dare risposte. Numerose interrogazioni parlamentari sono state ignorate: basti ricordare le ultime del 2009 alla Camera e qui al Senato nel 2011, rispettivamente a firma dell’On. Sbrollini e del Sen. Valditara.
    Persino il MIUR ha ignorato negli anni le sue stesse disposizioni atte a tutelare la salute del corpo docente. Infatti è rimasto inapplicato il suo DM 382/98 che imponeva agli Uffici Scolastici Regionali di formare i propri dirigenti scolastici sulla tutela della salute dei docenti.

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  3. Occorre pertanto procedere immediatamente a:
    Allocare fondi ad hoc per attuare la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato dei docenti prevista dall’art. 28 del DL 81/08.
    Attuare azioni di prevenzione negli Uffici Scolastici Regionali e nelle scuole che consistano nella formazione dei dirigenti circa le loro incombenze medico-legali e nell’informazione dei docenti circa i rischi professionali per la loro salute, nonché gli strumenti atti a contrastarli (accertamenti medici).
    Prevedere da parte del MIUR appositi controlli in ogni istituto scolastico affinché la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato sia attuata compiutamente.
    Effettuare uno studio retrospettivo, con i dati a disposizione dell’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze, finalizzato a riconoscere ufficialmente le malattie professionali degli insegnanti e lo stato di salute della categoria.
    Riconsiderare le riforme previdenziali alla luce dei dati emersi su malattie professionali, usura psicofisica della professione, anzianità di servizio.
    Creare un osservatorio permanente sulla salute degli insegnanti che informi annualmente le Camere e l’Opinione Pubblica sulle condizioni di salute della categoria.
    Nella mozione sono schematicamente indicati i mali e le soluzioni previste per intervenire a tutela di una categoria professionale che, pur avendo un ruolo chiave nella formazione delle future generazioni, sta male fisicamente e non può esercitare più con dignità e in sicurezza.

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