lunedì 30 giugno 2014

TALIS, l'invecchiamento dei docenti italiani, l'inidoneità

"Gli insegnanti della scuola italiana sono i più vecchi nei Paesi Ocse: ben 49 anni l'età media, contro i circa 43 delle altre nazioni; con il 50% di over 50, e l’11% sopra la soglia dei 60 anni."



Questi i titoli dei giornali nei giorni scorsi, quando sono stati resi noti i dati dell'indagine TALIS  uno studio internazionale dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) svolta in 23 paesi, su insegnanti e dirigenti della sola scuola "media" o "secondaria di primo grado".
Ogni sistema scolastico che ha partecipato all'indagine ha prelevato in maniera casuale un campione rappresentativo  di 200 scuole (medie) e in ognuna di esse un campione di 20 insegnanti. L’indagine -anonima- è, secondo quanto afferma l’OCSE, rappresentativa della popolazione degli insegnanti della scuola media dei (soli) sistemi scolastici che hanno aderito all'indagine.  Questa comprendeva due strumenti: un questionario per gli insegnanti e uno per i dirigenti; hanno così risposto al questionario circa 74.000 insegnanti in totale.

Per quel che concerne il campione italiano i dati sono i seguenti:
- Numero di scuole medie coinvolte : 298
- Totale professori di scuola media che hanno risposto al questionario : 5.263
- Insegnanti che hanno risposto al questionario rispetto al totale degli insegnanti campione : 92,9%

Ma oltre al suddetto risultato anagrafico, che gli "addetti ai lavori" comunque già "percepivano" quotidianamente, dobbiamo considerare (con gli anni che passano...) l'annuale,  progressivo innalzamento di età (media) dovuto alla "riforma Fornero", innalzamento ancora  destinato a salire (!) ... Sono dati significativi sulle condizioni sempre più disagevoli della popolazione dei docenti.

Oltre 1/3 dei docenti dell’indagine ritiene di non essere sufficientemente preparato per insegnare a studenti disabili e quasi 1/4 vorrebbe una formazione complementare sulle nuove tecnologie. Un quinto  auspica una formazione specifica sui problemi di comportamento degli studenti; 1/4 vorrebbe sapere come regolarsi con i problemi disciplinari. In media, gli insegnanti dichiarano di consacrare il 13% del tempo di una lezione a mantenere la disciplina in classe. Ma dell'entità del problema in effetti  non c'è adeguata consapevolezza, in quanto la proporzione di docenti delle medie che ammette di dover interrompere le lezioni per rumore o indisciplina è in Italia inferiore a quella riscontrata in altri Paesi. Inoltre il 95% si dichiara soddisfatto del lavoro che svolge (!?)...
Ma se si colloca questa fotografia accanto a quella dei risultati assai scarsi conseguiti dai quindicenni italiani (nell'indagine ad essi dedicata, PISA), c’è qualcosa che non quadra.
Anche perché l’88% dei docenti intervistati percepisce l’insegnamento come "scarsamente valorizzato nella società italiana".
Cerchiamo di capire.

TALIS prende origine da altre indagini internazionali messe a punto dall’OCSE, dal 1992 in poi: in particolare quella sulle condizioni di lavoro degli insegnanti (ore di lavoro, livelli salariali, formazione/aggiornamento, proporzione allievi-insegnanti, ecc.) che disvelava per la prima volta l’opacità persistente a livello internazionale su questioni anche sindacali. L'indagine PISA del 2000 approfondiva invece le competenze degli studenti quindicenni in lettura, matematica e cultura scientifica. Mancava un questionario sugli insegnanti, con il risultato di dovere fare affidamento, (per analisi ed interpretazioni), solo su informazioni provenienti dagli studenti.

Ma per quanto riguarda la rappresentatività dei dati, l’indagine TALIS non risulta sufficientemente distribuita.  Dei 34 Paesi membri OCSE e di altri Paesi partner dell'indagine, hanno partecipato solo: Australia, Austria, Belgio, Brasile, Bulgaria, Corea, Danimarca, Estonia, Lituania, Irlanda, Islanda, Italia, Malesia, Malta, Messico, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Turchia, Ungheria. Si nota l'assenza dei sistemi scolastici più evoluti a livello mondiale, come per esempio Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Svezia, Finlandia,  Francia, Svizzera, Germania, Giappone, Paesi Bassi. La comparabilità si rivela di conseguenza meno significativa del necessario, pur ammettendo che l'indagine rimane impeccabile nel metodo.
Quali sarebbero -infatti- i risultati italiani comparati alle "eccellenze" mondiali in fatto di didattica ?

E' evidente poi che il MIUR ne faccia un uso strumentale per veicolare i contenuti della propria azione politica, senza porsi ulteriori interrogati sui dati emersi.

Come "Coordinamento" (CONBS) di insegnanti che hanno dovuto lasciare la didattica frontale ci siamo chiesti se dai dati esposti si possa ricavare qualche elemento significativo circa il nostro "sottogruppo" di riferimento: i docenti inidonei all'insegnamento per causa di salute.

Il questionario TALIS, poiché non indaga aspetti settoriali, non può di conseguenza "allargarsi" a problematiche "di nicchia", come la popolazione docenti inidonei all'insegnamento.  Del resto è quasi impossibile sottoporre a indagine statistica la nostra componente:
-  innanzitutto il campionamento 1/200 (come grossolanamente risulta rapportata l’indagine Talis) non si può davvero perseguire sui numeri ristretti dell'insieme inidonei
- inoltre un aspetto pregiudiziale rende "volatile" qualsiasi rilevamento statistico, essendo questo ipotecato dalla estrema "mobilità sociale" del sottogruppo-inidonei. Infatti la prevalente anzianità anagrafica porta con sé un flusso rapido di pensionamenti (ordinari,  per aggravamento, per vecchiaia, per decesso).

Però, alla luce del dato anagrafico fornito da TALIS, si possono trarre ugualmente importanti conseguenze logiche: se Talis spiega che i docenti italiani sono piuttosto anziani è allora conseguente pensare che
- sarà alto il numero dei docenti "ammalati" (cioè esonerati o potenzialmente da esonerare dall'insegnamento frontale per sopraggiunti motivi di salute)
- la popolazione di docenti "ammalati" è assai più vecchia della media dei docenti curricolari.
Le complicazioni di salute (fisica e/o psichica) rimangono infatti più che proporzionali all'età anagrafica: le maggiori malattie, da "usura" o meno, incombono dal 20° anno di servizio fino al termine della carriera (20 anni è lo "zoccolo" attestatosi più volte in ricerche a campione degli anni passati).
-  Ma se andassimo adesso ad aggiungere l'invecchiamento ulteriore "di matrice Fornero" dovremmo senz'ombra di dubbio incrementare il numero di inidoneità "sopraggiunte dopo i 60-65 anni" e legate al normale deperimento da vecchiaia.

Questi ragionamenti, pur se si basano più sulla logica che su indagini statistiche, non andrebbero snobbati !  Come non andrebbe ignorato il DANNO arrecato agli alunni dalle difficoltà attualmente  insite nel ricorso alla utilizzazione in altri compiti. Scemando drasticamente -come è ovvio-  le richieste di visita per inidoneità, il docente si vedrà costretto a "sorbirsi" la classe ma anche ...viceversa!

E per ampliare questo quadro conoscitivo invitiamo a leggere anche la nostra precedente nota  riguardante i pre-pensionamenti forzosi gravitanti sui dipendenti "sani" in settori con esuberi 
Vi si evidenzia il fatto che invece per noi non è previsto alcun pre-pensionamento.

Fonti
Testo del questionario
MIUR - Guida alla lettura del Rapporto Ocse / Talis
Norberto Bottani Website


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